Datti all’arequipe!

Chi mi conosce sa quanto adori cucinare, e quanto ami la pasticceria…Tra i miei cavalli di battaglia c’é sicuramente il tiramisú: adoro prepararlo tanto quanto mangiarlo.

Bene, inizio a scrivere questo post con l’insegnamento della mia ultima avventura: Fra, fattene una ragione e dimenticalo!

Allora, iniziamo.

Domo aver visto spacciare qui tiramisù che tiramsù non erano, bensì  budini color caffè e vaniglia, mi è venuta voglia di uno serio. Orsù dunque, facciamolo.

Incoraggiata dall’aver trovato per caso una confezione di savoiardi (qui li chiamano deditos, nome curioso ma sempre meglio dei Lady Fingers  inglesi) al mio arrivo in Colombia, ho focalizzato gli sforzi degli ultimi due mesi alla ricerca dell’ingrediente padre: il mascarpone.

Il primo miraggio fu al Carrefour, un mascarpone venduto come italiano ma fatto in Danimarca…Non so, magari sono ignorante, ma non mi pare che il suddetto Paese sia riconosciuto per la produzione del mascarpone. Decido di aspettare, magari sarò più fortunata!

I giorni passano…e la voglia cresce..basta, bisogna trovare il benedetto mascarpone. Altro giro al supermercato e tò! L’unico, inimitabile, inaspettato mascarpone….Italiano ma fatto a Bogotà…le perplessità crescono  ma ovviamente ho deciso di dare la priorità al continente in cui mi trovo…infondo, che ci vorrà mai a fare il mascarpone??

Comprato. Collocato in frigo. Ora inizia la ricerca dei savoiardi…si, perchè al momento dell’acquisto del mascarpone erano andati in vacanza al mare e pertanto non si trovavano al loro posto sullo scaffale.

Inizia un’interminabile ricerca. Dove sono andati a finire?? Sono stati tutti divorati e si sono drammaticamente estinti dagli scaffali dei supermercati?

Una sola parola: Impossibile!

Nel mentre il tempo passa e la data di scadenza del Santo Mascarpone si avvicina. Panico! Con quello che è costato bisogna mangiarlo!!!

Tutto ormai è una questione di principio. Quel tiramisù si deve fare!

Sdogano il mio compagno. Lui sì che conosce Bogotà! Fu così che in una mattina grigia e piovosa, inforca la bici (una graziella verde scassata che ad ogni fosso riduce sempre più le possibilità di riprodursi) e va alla ricerca dei biscotti!Le ore passano…invii di foto alla sottoscritta per approvare o meno i deditos. Finalmente ci siamo: arrivano a casa.

Tutta contenta inizio a preparare la crema.

emergenza 1: 

 non c’è zucchero a casa. Mi tocca svuotare tutte le bustine rubate dai caffè per raggiungere la quantità necessaria

emergenza 2: 

Il mascarpone non era mascarpone. Ebbene si. Provate a immaginare la mia faccia nell’aprire la confezione e vedere che il mascarpone aveva un colore giallino e una consistenza dura da non poterne più…Lo assaggio. Il sapore era di quello che qui si chiama suero costeño, una crema tra il dolce e il salato buona ma che non c’entra nulla col mascarpone.

Che fare? un tubo, continuare, perchè ormai le uova sono rotte e sbattute con lo zucchero.

emergenza 3:

Tutta dubbiosa, perplessa e un poco triste finisco di amalgamare la crema di zucchero, uova e marscarpone. Giunge il momento di montare a neve ben solida gli albumi.

M***a! Non funziona più lo sbattitore elettrico. Neanche l’ingegnere di casa ha saputo farci nulla. Come una matta, inizio ad alternare stati di estrema dolcezza, dicendo paroline dolci all’elettrodomestico inutile, a stati di furia, in cui il suddetto strumento veniva ripetutamente colpito accompagnato dalle peggiori maleparole che conosca.

Niente, a parte qualche sputacchio in cui le fruste giravano per 2 secondi, niente. Che fare dunque?

Beh, sapete che significa montare a neve ben solida gli albuni  A BRACCIO? Se no non provateci…o ve ne ricorderete per un paio di giorni.

Tutto il composto ha dato vita a una crema che così non si trova! La peggiore che abbia fatto e soprattutto che non sapeva di crema al mascarpone.

Con la lacrimuccia ho confezionato comunque il tutto, con quello che è costato farlo lo si dovrà mangiare a forza, mi son detta!

Bene, volete sapere che? a tutti è piaciuto, meno che a me…

Morale della favola: Acostumbrati 😉  Non sei in Italia e non puoi avere o fare le cose che si fanno in Italia!

PS

E la foto? beh, quella di qui è per ricordo. Un esempio di come non potrò mai fare il caro tiramisù in quel di Bogotà! Imparerò a fare l’arequipe!